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On tour Carrara
14/06/2024

Quel tocco di classe del marmo.

La suggestiva location delle cave di Carrara ha ospitato la terza tappa del Biesse On Tour Italy Edition, intrecciando natura, arte, cultura e design. Protagonista indiscusso il marmo, da secoli simbolo di eleganza e raffinatezza.

 Unico e iniminatabile: il marmo


 Il marmo è un materiale di eccezionale bellezza e prestigio. La grande varietà di forme, colori e sfumature lo rendono unico in tutte le applicazioni dove devono emergere eleganza e raffinatezza. E quale posto migliore se non le cave di Carrara poteva essere scelto da Biesse per celebrare questo materiale, esplorandone le diverse applicazioni nell’arte, nell’architettura e nel design. In una giornata dal sapore più autunnale che di tarda primavera, dove le nuvole basse rendono ancor più affascinanti e misteriosi gli abbacinanti giacimenti del famoso “bianco di Carrara”, si è così svolto lo scorso 14 giugno l’evento dedicato al marmo del “Biesse On Tour Italy Edition”.


 Laura Alesi, Marketing Manager Italy Market Biesse, intervistata da Marmomacchine Magazine durante l’incontro, racconta: “Volevamo organizzare un evento che condividesse le conoscenze dei vari attori della filiera del marmo ciascuno per le proprie competenze, per arrivare a creare un prodotto di eccellenza. Volevamo altresì mettere in risalto il materiale come elemento fondamentale da inserire al centro del progetto. Da questi presupposti è nato il tour Biesse che, oltre al marmo, ha visto protagonisti nelle precedenti tappe anche la multimaterialità e il vetro. Abbiamo scelto le cave di Carrara, tra le tante dal medesimo fascino, perché probabilmente è la più conosciuta a livello internazionale, inoltre, lo scorso anno il marmo di Carrara è entrato a fare parte dei beni identitari del patrimonio italiano, mentre la città di Carrara dal 2017 è riconosciuta dall’Unesco come “città creativa”. Biesse, d’altronde, sebbene azienda di origine italiana, ha un forte spirito globale che ben si rispecchia in questo posto dove emergono storia e maestria italiana e un materiale noto in tutto il mondo.”


 Oggi il marmo e le pietre naturali stanno vivendo una seconda vita, meno legata agli ambienti “classici”, questo grazie al connubio tra “storicità” e “innovazione tecnologica” all’interno del quale designer e architetti aprono le porte a nuove applicazioni che vedono il marmo protagonista o co-protagonista di prodotti unici e irripetibili. In tutto questo la tecnologia, Biesse in particolare, svolge un ruolo fondamentale fornendo macchine a controllo numerico che permettono di lavorare le lastre con grande precisione. Oggi lo “scalpello digitale” sta aprendo nuovi scenari, che permettono non solo di plasmare la forma in maniera incredibile, ma anche di risparmiare riducendo gli scarti di lavorazione. La sostenibilità è oramai per molte aziende la missione principale, perché lavorare le lastre senza sprechi riutilizzando tutto, anche le polveri, può essere un modo per inquinare meno e risparmiare materia prima, creando opere dal design unico e irripetibile.


 Omar Bertuzzo, Sales Manager Stone Biesse Italy Market, aggiunge alcune considerazioni: “La tecnologia va intesa sia come strumento per far dialogare il designer o l’architetto con chi deve realizzare il manufatto, sia come elemento di democratizzazione degli oggetti di design che possono essere replicati più volte mantenendo ciascuno la propria unicità. Peraltro, le nostre macchine sono oggi sempre più user friendly vista la mancanza di manodopera specializzata e, quindi, sempre più adattabili alle reali necessità del cliente e del piccolo designer.”


Proprio il confronto tra natura e ingegno è stato il tema centrale della tavola rotonda della terza tappa di Carrara intitolata “Marmo e Tecnologia: natura e ingegno a confronto”, durante la quale protagonisti del mondo imprenditoriale e accademico, che quotidianamente studiano e lavorano questo materiale, hanno dialogato insieme a esponenti del mondo design e dell’architettura sull’amore per questa pietra naturale, che, grazie alla sua versatilità e tridimensionalità, ha nel tempo conquistato terreno e rilevanza nel settore dei complementi d’arredo e dell’oggettistica.

MATERIALE, TECNOLOGIA E ARTE: MONDI CHE DIALOGANO

La mission di Biesse è nota ed è stata ribadita chiaramente durante la presentazione dell’evento: “semplificare il processo produttivo dei clienti stimolando la loro immaginazione per migliorare la vita quotidiana delle persone”. Temi sviluppati nel corso del “Biesse On Tour Italy Edition” seguendo due valori fondamentali: la curiosità e la maestria. 

Curiosità e maestria che come non mai si fondono insieme quando si osservano le meravigliose cave di Carrara, palcoscenico naturale e incantevole della tavola rotonda che ha visto la partecipazione di eccellenti relatori quali Domenico Raimondi, Designer e Direttore artistico di White Carrara, Laura Fiaschi, designer studio Gumdesign, Gabriele Pardi, Architetto studio Gumdesign, Ascanio Zocchi, Interior Designer e membro dell’Osservatorio permanente di ADI, Francesco Ferri, Operation Manager I Conci, Duilio Signoretti, Business Owner I Conci, sapientemente moderati da Laura Alesi e Omar Bertuzzo. Un parterre che dimostra, insieme ai precedenti step, come il Biesse On Tour Italy Edition si sia ispirato alla cultura italiana del design intesa come la nostra capacità di interpretare il materiale e di sviluppare soluzioni tecnologiche all’avanguardia e attente alla sostenibilità per generare innovazione di prodotto.


Casa di Pietra

Nella “Casa di Pietra”, uno degli eventi che abbiamo organizzato per costringere a toccare e accarezzare la materia, abbiamo impiegato piccoli formati dove tutte le caratteristiche, i tagli le fratture diventano il segno importantissimo di distinzione per ogni pezzo. Per ottenere questo risultato abbiamo puntato sul concetto di “relazione”: così come gli uomini si relazionano tra di loro, i materiali devono relazionarsi tra essi. È così, per esempio, che alla fragilità del cristallo abbiamo abbinato la cristallizzazione del marmo e di altre pietre.»


 «Questo progetto – racconta Gabriele Pardi – è nato dieci anni fa grazie a un invito di Marmomac che ci chiese di realizzare un allestimento temporaneo in fiera. Aldo Colonetti lo ha definito “a chilometro zero” non tanto per la distanza dei materiali, ma perché è stato gestito totalmente da Gumdesign a partire dalla progettazione per arrivare alla comunicazione, alla distribuzione e alla vendita finale del prodotto. La Casa di Pietra si è trasformato da progetto culturale a imprenditoriale in modo spontaneo mantenendo però tutti quegli aspetti che lo hanno fatto nascere e crescere come per esempio la coesione dei partecipanti, ben 47 tra artigiani e aziende sparse in tutta Italia. L’aspetto davvero singolare è che con questo progetto siamo riusciti a far dialogare marmisti con vetrai piuttosto che maestri del cuoio, sviluppando scambi di esperienze e competenze che li hanno portati a diventare amici.»


«Le collezioni della Casa di Pietra sono circa 90 per un totale di circa 300 oggetti – continua Laura Fiaschi. Ogni collezione racchiude una storia partendo dall’abbinamento di due materiali. Gli abbinamenti tra vetro e marmo, cuoio e marmo, o altre pietre naturali, nascono da frammenti di memoria. La Casa di Pietra ha tra i suoi ingredienti l’unione di questi materiali, farli dialogare tra di loro e allo stesso tempo raccontare una storia fatta di rimandi a favole, racconti tramandati, situazioni del passato, tradizioni, sensazioni ed emozioni.»


 «Nel progetto della Casa di Pietra - prosegue Gabriele Pardi - abbiamo sempre tenuto conto della materia affrontandola con la massima sensibilità, lavorando piccoli elementi spesso di scarto o accantonati nei laboratori e pensando alla durabilità degli oggetti creati. Da questa nostra piccola palestra sono nate collaborazioni molto importanti come quella con Antonio Lupi Design che ha dato vita alla collezione Gessati che impiega le cosiddette “marmette”, pavimenti di basso valore commerciale abbandonate nei piazzali dei vari atelier. Abbiamo pensato che queste marmette invece potessero essere nobilitate con un nuovo metodo produttivo. In buona sostanza queste marmette vengono accostate orizzontalmente, verticalmente o radialmente e unite da resine bicomponenti fino a rigenerare un piccolo blocco composto da piastrelline di 10x45 cm. Successivamente il blocco viene messo sotto una fresa a CN per generare la forma desiderata. Il nostro obiettivo è quello di trasferire queste sensibilità a chi lavora, produce e distribuisce nel mondo questi prodotti.»

La materia sa parlare un linguaggio tecnologico in modo poetico da tradurre in forme morbide o rigorose, irregolari o levigate. Colore, forma, eleganza e armonia attraverso la naturalità del marmo sono alla base delle collezioni de I Conci, azienda di Fano, in provincia di Pesaro Urbino.
Dalle proprie cave di Ascoli Piceno viene prodotto il Travertino S. Caterina.“Si tratta di uno dei materiali preferiti in edilizia grazie alle sue caratteristiche peculiari di durezza e durabilità nel tempo - dice Francesco Ferri. Nella nostra cava c’è una parte di Travertino più poroso del normale considerato assolutamente non adatto per l’utilizzo in edilizia. Nel concetto di sostenibilità e di promozione di tutto ciò che c’è di bello nel marmo, la nostra azienda si è impegnata molto per “accendere” questo materiale di scarto dandogli nuova vita e facendo in modo che il difetto della eccessiva porosità diventasse un pregio.”In che modo è stato “acceso” il materiale lo spiega Duilio Signoretti, da 65 anni nel mondo della lavorazione del marmo: «Mettendo banalmente la torcia del cellulare dietro una lastra sottile di questo Travertino più poroso del dovuto, siamo rimasti meravigliati dal bellissimo effetto che faceva la luce filtrando dai pori del materiale. Il risultato è che oggi questa tipologia di Travertino che impieghiamo per le nostre collezioni di design è più pregiato di quello destinato all’edilizia. Ovviamente un grande contributo all’evoluzione dei nostri prodotti è arrivato dall’innovazione tecnologica che continua a progredire grazie al costante dialogo tra i costruttori di macchine e i marmisti, come è stato nel nostro caso.»

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